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Colazione sul treno |

Solo dove l'irrigazione
può essere fatta tramite l'acqua di qualche fiume, o lago di
accumulazione si è iniziato a seminare il riso. Con il sole che sale
all'orizzonte ancora leggermente nuvoloso rimaniamo come incantati ai
finestrini a scattare delle splendide foto. Ad una stazione, dove ci
fermiamo quando il sole inizia a splendere, riusciamo a farci
servire dalle venditrici ambulanti delle ottime pannocchie di mais riscaldate al vapore. Con i crackers rimastici e l'acqua sarà questa la nostra
colazione sul treno. Poi per altre cinque ore il viaggio continua su
questa immensa pianura agreste e poco
popolata creata dall'Irrawaddy. solo l'ultima ora ci immergiamo nella zona popolosa della periferia di Yangon. Qui vediamo scene che preferiremmo non vedere con rifiuti scaricati ovunque, con canali e fiumi dove scorre liquami pestilenti e di colori estremamente differenti di quelli dell'acqua normale. In varie riprese mi chiedo come si possa vivere in queste condizioni. Un conto è passarci in pochi minuti un'altro è viverci giorno e notte. A peggiorare poi la situazione vi sono i fuochi, accesi prevalentemente la sera o alla mattina presto, per bruciare i rifiuti, in particolare la plastica, all'aperto. E' veramente
un
grande peccato, la natura qui sarebbe una meraviglia se i rifiuti
venissero gestiti meglio! D'altronde da loro è un po la situazione
come da noi un quarant'anni fa, solo che a quei tempi la plastica era
molto meno. Dopo aver passato una dozzina di affollate stazioni periferiche di
Yangon senza fermarci, arriviamo alla stazione centrale di Yangon
alle 11.45, con 15' di ritardo, una inezia, su un viaggio di 18 ore!
L'edificio della stazione di Yangon è una enorme sovradimensionata
costruzione in tipico stile coloniale britannico che meriterebbe un
restauro completo, in particolare della facciata. esterna. Con Shlomo, che propone di mostrarci l'ostello dove lui è alloggiato, percorriamo il tragitto di una decina di minuti a piedi fra l'affollato traffico e sotto il cocente sole di mezzogiorno. Rinunciamo all'ostello, anche se pulito ed estremamente conveniente, per andare ad alloggiare all'East Hotel a poca distanza dalla stazione. Ci costa un po di più della media degli alloggi avuti finora, ma è la nostra ultima notte in Myanmar e vogliamo avere un po di comfort, anche per preparaci alla partenza di primo mattino per partire con il nostro volo per Doha delle 7.50. Poi dopo esserci fatta una doccia biblica per toglierci di dosso quanto accumulato durante il viaggio in treno. Fatto poi un veloce spuntino al ristorante cinese al lato dell'hotel per poi farci portare in taxi al tempio di Shwedagong, un “must” per ogni visitatore di Yangon.


Il tempio Buddista più grande del paese, ed è talmente maestoso che è visibile da quasi ogni angolo della città. Già il primo colpo d'occhio e la quantità di gente all'entrata fa capire quanto si imponente ed importante questo complesso religioso. Per la prima volta, visto che giro con i calzoni corti mi fanno mettere il sarong, in prestito, per poter entrare. Il tempio è contrassegnato da uno stupa centrale dorato di 60m di altezza che domina la scena attorniato da innumerevoli altri stupa, pagode di vario tipo e colore, altari e statue varie. Fa spicco la statua del Buddha nero nel vano tutto ricoperto di oro e pietre preziose, situato nello stupa centrale, vedi foto a lato. Facendo il giro attorno in senso orario, come vuole la regola, si resta incantati e disorientati ad ogni passo dallo splendore di quanto sta attorno. Le scene poi con i monaci ed i tanti pellegrini che affollano quasi ogni angolo del tempio sono indescrivibili. Mi sembra di girare come uno zombi con la camera in mano a fare click in ogni angolo. Alla fine scatto in tutto 290 foto solo all'interno del tempio, sicuramente il posto singolo dove ha scattato più foto di tutto il viaggio! Impossibilitati a stare assieme seguiamo ognuno il suo percorso individuale, con il risultato finale che ci aspettiamo per più di mezz'ora prima di re-incontrarci. Maggie mi aspetta all'uscita sulla strada mentre io, che devo restituire il sarong, e non ho la ricevuta per il deposito, aspetto nel tempio. Per fortuna con il cellulare riusciamo a trovarci per poi continuare in taxi fino al lago Kandawgyi, dove riusciamo s scattare le ultime foto del tramonto con la pagoda in sottofondo e il lago davanti. A cena andiamo in un ristorantino il riva al lago con vista sulla Karaweik Palace, un specie di sovradimensionata imitazione di una nave dorata (la nave Reale) che illuminata domina la scena sul lago. Ci gustiamo qui oltre che la belle vista sul lago anche il buon pesce al curry e la rinfrescante birra Myanmar. Ritornati all'hotel non ci resta che organizzare il taxi per l'aeroporto e preparare i bagagli per la partenza alle cinque del mattino per il volo delle 7.50 di domani.

popolata creata dall'Irrawaddy. solo l'ultima ora ci immergiamo nella zona popolosa della periferia di Yangon. Qui vediamo scene che preferiremmo non vedere con rifiuti scaricati ovunque, con canali e fiumi dove scorre liquami pestilenti e di colori estremamente differenti di quelli dell'acqua normale. In varie riprese mi chiedo come si possa vivere in queste condizioni. Un conto è passarci in pochi minuti un'altro è viverci giorno e notte. A peggiorare poi la situazione vi sono i fuochi, accesi prevalentemente la sera o alla mattina presto, per bruciare i rifiuti, in particolare la plastica, all'aperto. E' veramente





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